ATARI 8-bit computers Italia

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SINTESI DELLA STORIA DI ATARI

Atari è una parola giapponese usata nel gioco strategico Go quando una pietra o un gruppo di pietre sta per essere preso dall'avversario; essendo appassionati di questo gioco, Nolan Bushnell e Ted Dabney scelsero questo nome aggressivo quando nel giugno del 1972 fondarono Atari Inc. a Sunnyvale, in California, investendo ciascuno 250 dollari (equivalenti a circa 1.840 dollari nel 2023).
Un nome senz'altro migliore di quello scelto l'anno precedente quando fondarono l'azienda Sygyzy Engineering e realizzarono, per Nutting Associates, il primo videogioco da bar funzionante con monete, Computer Space. Ispirato a Spacewar!, programmato da Steve Russel nel 1962 per un costosissimo minicomputer del Massachusetts Institute of Technology, il gioco non ebbe il successo sperato essendo troppo complicato per i giocatori occasionali.

Computer Space (fronte e retro del flyer 1971)
fonte: Video Game History Foundation

Assistendo a una dimostrazione della prima console casalinga, Magnavox Odissey di Ralph Baer, Bushnell vide un gioco denominato Tennis simile al ping pong; incaricò Allan Alcorn, il nuovo capo ingegnere di Atari, di progettarne una versione migliorata. Il gioco, in parte simile allo squash visto che la palla rimbalzava sui lati con varie angolazioni, riuscì talmente bene che Bushnell decise prima di testare un prototipo nella Andy Capp's Tavern e poi, visto l'ottimo riscontro ottenuto, di produrlo; annunciato nel novembre del 1972, riscosse questo arcade a differenza del precedente riscosse un grande successo.
Pong ispirò anche l'iconico logo Atari, secondo George Opperman, la persona che ricevette l'incarico di realizzarlo. Bushnell e l'allora direttore creativo George Faraco sono invece convinti che questa e altre spiegazioni non corrispondano al vero e siano state inventate successivamente.

Ted Dabney, Nolan Bushnell, Fred Marincic, Allan Alcorn (1972)
fonte: Computer History Museum

Molti copieranno Pong, per cui Atari dovette continuamente produrre novità: prima versioni di Pong migliorate (Pong Doubles, Quadrapong) e successivamente differenti giochi arcade. Per aumentare i profitti era necessario portare Pong nelle case, riducendone il costo. Allan Alcorn e Harold Lee riuscirono a trasferire tutti i componenti in un unico chip e nel 1975 Atari produsse una versione casalinga di Pong per la catena di grandi magazzini Sears che la commercializzò con il marchio Tele-Games; dall'anno successivo Atari vendette il medesimo gioco e poi variazioni sul tema anche con il proprio brand.

Sears Tele-Games Pong (1975) e prototipo del suo chip
fonte: Strong National Museum of Play

Nel corso della sua storia Atari produrrà tanti giochi arcade di successo, tra i quali Space Race e Gotcha (1973), Gran Trak 10 (1974), Outlaw e Le Mans (1976), Sprint 4/8 (1977), Asteroids e Lunar Lander (1979), Battlezone, Centipede e Missile Command (1980), Tempest (1981), Dig Dug (1982), Firefox, Star Wars e Xevious (1983), Marble Madness (1984), Gauntlet (1985), Championship Sprint (1986). Curiosa la vicenda di Breakout (1976), ideato da Bushnell e alla cui progettazione contribuirono Steve Wozniak e Steve Jobs: quest'ultimo sostanzialmente si occupò di intascare i soldi all'insaputa dell'amico.

Il controverso Gotcha (flyer 1973)
fonte: The Arcade Flyer Archive

Asteroids (flyer 1979)
fonte: The Arcade Flyer Archive

Tempest (flyer 1981)
fonte: The Arcade Flyer Archive

Star Wars (flyer 1983)
fonte: The Arcade Flyer Archive

Progettare e produrre un gioco arcade, il cui successo era comunque limitato a pochi mesi, costava parecchio per cui già a partire dal 1975 Atari iniziò a lavorare ad una piattaforma che potesse durare nel tempo grazie a cartucce intercambiabili.
Atari non disponeva della liquidità necessaria per portare a termine questo progetto (denominato "Stella" dal nome della bicicletta di Alcorn) per cui nel novembre del 1976 Bushnell dovette venderla (per 28 milioni di dollari) a Warner Communications, un colosso del tempo (e di oggi col nome di Time Warner), mantenendo comunque il ruolo di amministratore delegato.
Decine di milioni di dollari permisero di avviare, ad inizio agosto 1977, la commercializzazione dell'Atari VCS, Video Computer System, in seguito denominata 2600 (CX2600 era il suo codice di ricambio), al prezzo di 189 dollari (circa 940 dollari nel 2023); non la prima console con microprocessore della storia (nel 1976 uscì la Fairchild Channel F) ma sicuramente la più famosa e longeva.

Atari VCS (primo catalogo 1977)
fonte: Atarimania

Atari VCS (pubblicità 1978)
fonte: Atarimania

Atari VCS (pubblicità 1980)
fonte: Atarimania

Apro una doverosa parentesi per precisare che la console non fu commercializzata l'11 settembre 1977 come si vede spesso, anche in fonti generalmente autorevoli. L'errore probabilmente nasce da una frase presente nel libro del 2012 "Atari Inc.: Business Is Fun" del compianto Curt Vendel e di Marty Goldberg (ottimo volume che contribuii a finanziare). Vi si legge, sotto la riproduzione di un annuncio pubblicitario: "the very first newspaper ad for the VCS. It was available through San Francisco area Macy's and Sears on September 11th, 1977". La frase è ambigua ed è stata interpretata nel senso non voluto dagli autori, che successivamente hanno più volte chiarito che la console era in vendita già da metà agosto e che dopo la pubblicazione del loro libro sono state reperite altre pubblicità apparse prima dell'11 settembre. Secondo il Television Digest del 13 giugno, al Consumer Electronics Show dello stesso mese Atari annunciò che la console appena presentata sarebbe stata disponibile in luglio, in quello del 1° agosto si legge che Atari aveva iniziato a distribuire le prime unità. A livello di pubblicità, ce ne sono due datate 1° agosto pubblicate su giornali di San Diego e San Mateo. Pertanto la data dell'11 settembre è assolutamente sbagliata, anche a livello simbolico. Purtroppo è assurta a data di lancio, cosa assurda se si considera che ai tempi non c'erano date ufficiali di lancio, i prodotti venivano via via spediti a distributori e venditori.

Ad inizio 1977, ancora prima della commercializzazione dell'Atari VCS, i suoi progettisti si misero al lavoro per sviluppare una console di nuova generazione, idea presto accantonata in favore di una linea di computer ("progetto Colleen"). In quell'anno apparvero Apple II, Commodore PET e Tandy Radio Shack TRS-80, computer che piano piano entrarono anche nelle abitazioni, diventando "home computer".
Nel 1978 Atari produsse una versione portatile del suo gioco da bar touch-me (1974), dove bisognava ricordare e riprodurre una sequenza sempre più lunga di colori; fu però battuta sul tempo da Ralf Baer che progettò Simon per Milton Bradley, una versione migliorata di questo gioco con colori, note musicali e grandi tasti che avrà un grande successo.
Raymond E. Kassar, in Atari dal marzo 1978 col ruolo di presidente della Consumer Division e dal dicembre nuovo amministratore delegato al posto di Bushnell (che poco dopo lasciò l'azienda che aveva fondato), approvò il progetto Colleen.
È curioso notare come nel 1976 Jobs e Wozniak mostrarono ad Alcorn un prototipo del loro Apple I ma Atari, pur apprezzandolo, declinò l'offerta pensando di non avere la forza necessaria per entrare in questo nascente nuovo mercato.
Il progetto Colleen si evolse in "Candy" e "Colleen", i nomi in codice (ispirati da due segretarie) dei due nuovi computer che vennero presentati al Consumer Electronics Show di Las Vegas nel gennaio del 1979 e iniziarono ad essere commercializzati a novembre: l'Atari 400, destinato alla fascia bassa del mercato, dotato di una tastiera in membrana e di 8KB di memoria, costava 549,99 dollari (circa 2.200 dollari nel 2023); l'Atari 800, sempre con 8KB di memoria (ma facilmente espandibile a 48KB), 999,99 dollari (4.000 dollari).

Atari Personal Computer Systems (pubblicità 1979)
fonte: Atarimania

È interessante rilevare che quando IBM valutò il suo ingresso nel promettente mercato dei personal computer, il dirigente William C. Lowe (considerato il padre del PC IBM) sostenne che, a causa della cultura dell'azienda, c'erano solo due possibilità: creare un team di sviluppo completamente esterno, oppure valutare i produttori di computer esistenti al fine di acquisirli o di acquisirne le tecnologie. In effetti come ricorda Kassar, nel 1979 Lowe contattò Atari ed ebbero due incontri. L'accordo non venne trovato, secondo Steve Mayer (fondatore di Cyan Engineering, uno dei progettisti della console VCS e dei computer Atari, programmatore di videogiochi e dirigente Atari), che pure incontrò IBM, a causa del design proprietario degli Atari e dell'output video di 40 colonne, inadatto per l'ambito professionale.

Nell'ottobre 1982 Atari lanciò la console 5200 SuperSystem, che sostanzialmente condivideva l'hardware dell'Atari 400 ma con cartucce incompatibili e controller analogici fragili e inadatti per la maggior parte dei giochi.

Atari 5200 (pubblicità 1982)
fonte: sconosciuta

Nel marzo 1983 arrivò l'Atari 1200XL, al prezzo di 899,99 dollari (circa 2.820 dollari nel 2023), ma fu prodotto solo per pochi mesi: a parte il nuovo design, le sue caratteristiche (e alcune sue magagne) non giustificavano un prezzo molto superiore ai meno di 500 dollari (1.500 dollari) ora necessari per portarsi a casa l'Atari 800.

Atari 1200XL (pubblcità Interface Age, 1983)
fonte: Vintage Computer and Gaming

Sotto il nuovo amministratore delegato James J. Morgan, a fine anno furono lanciati gli Atari 600XL (16KB), 199 dollari (circa 600 dollari nel 2023), e 800XL (64KB), 299 dollari (900 dollari), quest'ultimo probabilmente l'otto bit Atari più diffuso. La loro scarsa disponibilità durante il periodo natalizio non permise di contrastare efficacemente l'ottimo e meno costoso Commodore 64, che diventerà il più venduto 8 bit.

Atari XL Computer Systems (catalogo giugno 1983)
fonte: Archive

Atari 600XL (catalogo giugno 1983)
fonte: Archive

Atari 800XL (catalogo giugno 1983)
fonte: Archive

A seguito del famoso crollo del mercato americano (ma non europeo) delle console iniziato alla fine del 1983 (causato dalla massiccia presenza di giochi di scarsa qualità e dalla diffusione dei versatili home computer), Atari Inc. navigava in cattive acque; nel luglio 1984 Warner vendette gli assets della divisione consumer a Tramel Technology Ltd. di Jack Tramiel (1928-2012, il fondatore ed ex presidente di Commodore International), il quale la rinominò Atari Corp. e operò massiccie riduzioni di personale. Warner mantenne il resto di Atari, in particolare la ancora profittevole divisione arcade, rinominata Atari Games Inc.; poco dopo il suo azionista di riferimento diventò la giapponese Namco, un'altra azienda produttrice di arcade. Dopo varie vicissitudini, con l'inizio del nuovo millennio di Atari Games rimarranno solo le proprietà intellettuali.

Al Consumer Electronics Show del gennaio 1985 la nuova Atari Corp. presentò la serie XE (Xl Extended), con un nuovo design e maggiore memoria; il 130XE (128KB) fu commercializzato ad aprile al prezzo di 149,95 dollari (circa 420 dollari nel 2023), il 65XE (64KB) solo nella primavera dell'anno seguente a 99,95 dollari (280 dollari) poiché c'erano ancora scorte di 800XL.

Atari 65XE e 130XE (catalogo 1986)
fonte: Atarimania

Atari, così come Commodore, era però ormai concentrata sullo sviluppo di un computer basato sul microprocessore Motorola 68000 a 16/32 bit, dotato di un'interfaccia grafica e con capacità multimediali, che potesse competere con l'Apple Macintosh (1984) grazie anche ad un prezzo inferiore (lo slogan di Tramiel era "computers for the masses, not the classes").
Nel luglio 1985 fu lanciato l'Atari 520ST, il primo computer con interfaccia grafica a colori, visto che l'Amiga 1000 arrivò due mesi dopo. Costava soli 799,95 dollari (circa 2.270 dollari nel 2023) molto meno dei concorrenti come si può rilevare dalla seconda pubblicità sotto.

Atari 520ST (pubblicità Compute! settembre 1985)

Atari 520ST (pubblicità Compute! novembre 1985)
fonte: Vintage Computer and Gaming

Commodore Amiga che è il vero discendente degli 8 bit Atari. Infatti i progettisti di Stella e Colleen lasciarono Atari e nel 1982 fondarono Hi-Toro, in seguito denominata Amiga Corporation, al fine di produrre un avanzato chipset ("Lorraine", di nuovo un nome femminile) per una console/computer basata sul microprocessore 68000. Non avendo i fondi necessari per portare a termine il progetto, intervenne Atari che in cambio di un prestito ottenne l'esclusiva su questa nuova tecnologia che doveva essere impiegata sul nuovo 1850XLD. Nel 1984 però Amiga fu acquistata da Commodore e la nuova Atari Corp., invece del nuovo chipset, ricevette solo il rimborso di quanto investito.
Shiraz Shivji e gli ingegneri che seguirono Tramiel non si persero d'animo e a tempo record, da agosto 1984 a gennaio 1985 riuscirono a concretizzare il progetto Rock Bottom Price presentando al Consumer Electronics Show di Las Vegas l'Atari ST ("sixteen/thirty-two"). Questa linea di computer ebbe un grande successo in ambito musicale grazie alla presenza dell'interfaccia MIDI (Musical Instrument Digital Interface) e alle accurate temporizzazioni. Furono usati da artisti del calibro di Jean Michel Jarre che il 14 luglio 1990, a Parigi, di fronte a 2,5 milioni di persone, impiegò ben undici Atari Mega ST4. Li adottarono anche musicisti italiani, come ad esempio i Matia Bazar, vedi il video ("Noi") e le registrazioni di vari concerti. In ragione della loro convenienza rispetto ai Macintosh si imposero anche in ambito desktop publishing.

Nel 1986 Atari commercializzò la console Atari 7800, sviluppata esternamente da General Computer Corporation, pronta addirittura da due anni. Non è chiaro se il ritardo fu dovuto a Tramiel che, in disaccordo con i figli, si convinse della redditività delle console solo dopo aver visto il successo del Nintendo Entertainment System (NES), oppure ad altri motivi. Nonostante il poco supporto, questa console, insieme ad una economica nuova versione del VCS (2600 Jr.), riuscì a generare profitti per Atari.

Atari 2600 Jr. e Atari 7800 (catalogo 1986)
fonte: Atarimania

Nel 1987, visto che questo standard dominava il mercato, Atari iniziò la commercializzazione di una propria linea di PC ("personal computer") IBM-compatibili dotati di microprocessore Intel 8088 e successivamente 386. Nel settembre dello stesso anno vide la luce l'ultimo prodotto della linea 8-bit, l'XE Video Game System, in pratica un 65XE con incorporato il gioco Missile Command racchiuso nel guscio di una console dotata di una tastiera separata e di una lighgun che richiamava il medesimo accessorio per NES (199 dollari, circa 530 dollari nel 2023).

Atari PC2 (catalogo febbraio 1988)
fonte: Atarimuseum.de

Atari XE Video Game System (catalogo febbraio 1988)
fonte: Atarimuseum.de

Nel settembre 1989, dopo averla acquistata da Epyx, Atari introdusse la console portatile a colori Lynx; era nettamente superiore rispetto al contemporaneo monocromatico GameBoy di Nintendo, però il prezzo quasi doppio, le dimensioni generose e la scarsa durata delle batterie, unite ad errori di marketing, ne decretarono l'insuccesso. Fa sorridere il fatto che per sviluppare software per questa console fossero necessari computer Commodore Amiga e non Atari ST; infatti i suoi progettisti erano membri del team che sviluppò l'Amiga.

Atari Lynx (pubblicità 1990)
fonte: sconosciuta

Lo stesso anno fu introdotto l'Atari Portfolio, acquistato dalla azienda inglese DIP, il primo palmare compatibile con MS-DOS. Curiosamente in Italia era denominato PCfolio perché Portfolio era un marchio registrato dal quotidiano La Repubblica per un suo famoso gioco a premi basato sull'andamento della borsa. È un oggetto entrato nella cultura popolare perché con esso il giovane John Connor violava i bancomat nel film Terminator 2.
Nel 1991 arrivò il Lynx II, con qualche miglioramento e un prezzo ridotto, ma ormai il mercato era dominato dal GameBoy.

Atari Portfolio (pubblcità 1990)
fonte: sconosciuta

A fine 1991 venne interrotta la produzione degli ormai obsoleti 8 bit (però in una riunione degli azionisti del 2 giugno 1992 Atari dichiarò che computer XE erano ancora in produzione per essere venduti in Messico, Sud America, Germania e Europa orientale), nel 1992 quella dei PC IBM-compatibili e nel 1993 quella dei 32 bit.
Nel novembre 1993 apparve l'ultimo prodotto Atari, il Jaguar, una console tecnicamente superiore a quelle della precedente generazione Sega Mega Drive (1988) e SNES (1990), però diffusissime e ricche di software, definitivamente poi affossata da Sega Saturn e Sony Playstation (1995).

Atari Jaguar (pubblicità GameFan dicembre 1993)
fonte: Archive

Atari Jaguar (pubblicità GameFan dicembre 1993)
fonte: Archive

Nel 1996 Atari, senza più alcun prodotto da vendere ma economicamente in attivo grazie ai proventi di alcune cause del passato, si fuse con JTS Inc., diventando JTS Corp.; nel 1998 JTS vendette il marchio Atari e le sue proprietà intellettuali ad Hasbro Interactive, dal 2001 di proprietà di Infogrames Entertainment SA, che dal 2003 ha puntò sul nome Atari nella riorganizzazione delle società sue controllate. Successivamente sono avvenuti vari passaggi di mano, sino ad arrivare all'odierna Atari, definita da un suo rappresentante una piccola società con un grande nome, che sta mostrando una certa vitalità e che probabilmente è la migliore tra tutte quelle che si sono succedute. A differenza dei suoi predecessori, il giovane CEO Wade Rosen ha avuto l'intelligenza di avvalersi di persone competenti e che conoscono la storia di Atari.

© 2008-2024 Filippo Santellocco